Zdenek Stybar si prepara all’addio nella sua Tabor: “In qualche modo l’ho accettato, questo mondiale è la gara d’addio che sognavo”
Zdenek Stybar vuole salutare il suo pubblico con una prestazione al meglio delle sue possibilità. L’ex vincitore dell’Omloop Het Nieuwsblad, Strade Bianche ed E3 Harelbeke fra le altre, ha annunciato in una recente conferenza stampa che, i Mondiali di Ciclocross nella sua Tabor saranno infatti l’occasione per appendere la bici al chiodo. Il 38enne ha subito un’operazione alle arterie femorali di entrambe le gambe, ma ha spiegato che sono ormai due anni che corre a ritmo ridotto, dopo i tanti infortuni che ne hanno caratterizzato l’ultima fase della carriera. La sua uscita dal ciclismo professionistico si è così confermata progressivamente, prima con l’addio alla Soudal – QuickStep, poi con l’ultimo anno senza acuti alla Jayco – AlUla che non gli ha rinnovato il contratto al termine.
Il ceco si è dunque trovato senza contratto per il prossimo anno e dopo una breve ricerca ha scelto per il ritiro. Per approcciarsi al gran finale nelle ruote grasse, il due volte iridato della disciplina (titoli arrivati prima del suo passaggio su strada che lo portò alla rinuncia quasi completa della specialità in cui era diventato famoso) ha iniziato la stagione ad Essen, la casa fiamminga dei cechi.
“L’organizzazione mi ha chiamato mercoledì sera – racconta a WielerFlits – Mi trovavo ancora a Maiorca in quel momento e sono arrivato in Belgio solo la notte prima. Ovviamente non la migliore preparazione […] È stato davvero divertente (ride). Onestamente? È stato uno shock, perché non avevo ancora fatto alcun allenamento adeguato. Devo ancora migliorare la mia forma fisica generale, perché dopo tutti questi fastidiosi infortuni sono indietro. Il problema più grande che ho avuto è stato camminare e poi risalire in sella alla bici. Mi manca anche la potenza pura. Su percorsi più veloci spero che le cose andranno meglio. Non è stata la gara di cross più facile con cui iniziare”.
Ovviamente il classe 1985 è consapevole del molto lavoro che dovrà fare, anche per completare una trasformazione fisica indispensabile per ritrovare il giusto feeling con mezzo e terreno: “Il tempo scorre senza pietà e il mio problema maggiore è che non c’è abbastanza tempo per essere nella mia versione migliore Sto facendo del mio meglio e ovviamente voglio brillare ai Mondiali. Ma ho ancora cinquanta giorni per farlo. Lavoro principalmente sul volume”.
Osserverà dunque ora una pausa di qualche settimana, in cui si concentrerà sulla preparazione, con il rientro previsto “non prima di Natale, magari già a Gavere, altrimenti a Zolder”. Settimane in cui continuerà dunque a focalizzarsi completamente sul cercare di ritrovare la sua fisicità da crossista: “Non mi aspettavo di dover interrompere la mia carriera a febbraio. Quindi non ero preparato al fatto che avrei dovuto trasformarmi in un crossista. Tutto accade all’improvviso molto rapidamente. Non importa quanto lo desideri, è impossibile trasformare completamente il tuo corpo in due mesi. Ciclocross e strada sono due discipline completamente diverse”.
Anche se non era preparato, il 38enne si mostra ormai sereno sull’addio alle corse: “In qualche modo l’ho accettato. Il Mondiale a Tábor è la gara d’addio che sognavo. Questo è quello su cui mi sto focalizzando in questo momento. Ci saranno tanti tifosi belgi e tanti cechi, tutti quelli che mi hanno sostenuto durante la mia carriera, che in realtà è iniziata ai Mondiali del 2010. Non potrei desiderare un addio più bello”.
Non si fa comunque illusioni sul possibile risultato: “La tecnica, il ritmo, sono tutti da migliorare. Il periodo natalizio sarà duro, ma quelle gare mi renderanno migliore. D’altra parte, non è che ci si possano aspettare miracoli. L’anno scorso ero tra la quindicesima e la ventesima posizione. Anche se ora sto un po’ meglio, non posso sperare subito nella top 5. Finire intorno alla decima posizione sarebbe incredibile. Non andrò all’improvviso tre minuti più velocemente che a Essen”.
E chissà che se le cose non dovessero andare molto meglio del previsto Stybar non potesse decidere di sorprendere tutti, partendo da se stesso, e continuare a correre ancora. “Anche se la possibilità è molto piccola, non si sa mai…”, ammette, con la strada ancora in un angolo della sua mente: “Dipende da circostanze sulle quali non ho alcun controllo. Molti pezzi del puzzle dovrebbero andare al loro posto affinché possa continuare. Ad esempio, mi piacerebbe dare il massimo ancora una volta fino alla Parigi-Roubaix compresa, ma in realtà non ci posso più sperare. C’erano opportunità con alcune squadre, ma non volevo trascorrere il mio anno d’addio con quelle. Forse accadrà, forse no”.
Un amarezza che ovviamente è aumentata dalla frustrazione di non aver potuto dare il meglio di sé nel suo finale di carriera, sostanzialmente da dopo il Mondiale a Leuven, che concluse in settima posizione. Due anni con i quali sta comunque imparando a fare i conti: “Dopo i Mondiali di Lovanio, la lesione alle arterie ha cominciato a peggiorare. È un infortunio progressivo: non ti capita da un giorno all’altro, quindi non ho capito subito cosa stava succedendo. Mi sono sempre allenato molto duramente e ho vissuto completamente per il mio sport per raggiungere la forma fisica che volevo. Solo che se le tue arterie sono ostruite sia a sinistra che a destra, allora pensi: ‘ho corso su una gamba sola per due anni…”
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